
“Aiuto è ora dei compiti!” Consigli ai genitori per semplificarsi la vita
Negli ultimi vent’ anni i compiti a casa sono divenuti un fardello sempre più faticoso non tanto per gli studenti quanto per i genitori.
A partire dalla scuola primaria, i genitori sono diventati primi attori nello svolgimento dei compiti dei propri figli, con un iper coinvolgimento emotivo ed energetico senza precedenti.
D’altra parte i sistemi tecnologici ormai in uso in tutte le scuole (registri elettronici, diari virtuali, chat di classe) rendono impossibile per gli studenti sfuggire al controllo genitoriale: come in un grande fratello il genitore può essere informato in tempo reale su ciò che è successo in classe, su ciò che è stato assegnato per casa, sulle date di interrogazioni e verifiche a cui il proprio figlio deve arrivare preparato.
Questo ampliamento del controllo sulla vita scolastica dei figli ha però causato degli effetti paradossali, dal momento che l’impegno e l’autonomia degli studenti sono sensibilmente diminuiti.
In questo articolo voglio darti alcuni suggerimenti su come comportarti rispetto ai compiti a casa.
Nulla dies sine linea, sosteneva anticamente Plinio il Vecchio, sottolineando come fosse necessario applicarsi ogni giorno nella scrittura; questo motto potrebbe tranquillamente essere applicato allo studio e alla necessità di considerarlo una abitudine quotidiana.
Le abitudini e le routine, soprattutto quando un bambino inizia qualcosa di nuovo, sono fondamentali: scandiscono i tempi, semplificano il lavoro, allenano l’attenzione e fanno sentire meno la fatica.
I compiti dovrebbero diventare per tuo figlio una routine, con ritualità precise, a cui dedicare più o meno tempo, in relazione all’età.
È utile predisporre uno spazio dedicato e scandire l’inizio e la fine dei compiti con dei segnali precisi (es: si inizia dopo la merenda oppure appena si torna a casa, o ancora si inizia prendendo il diario; quando si è finito si sistema lo zaino, oppure si fa merenda). Soprattutto nei primi anni di scuola il tempo da riservare allo studio dovrebbe essere, anche se breve, quotidiano.
Spesso invece i bambini, soprattutto quelli che finiscono nel pomeriggio l’orario scolastico e che non hanno pertanto compiti assegnati, si trovano a sostenere soltanto nei week end lunghe ed estenuanti maratone di studio insieme ai genitori: a volte si studia la domenica mattina prima della gita fuori porta, altre volte la sera tardi, dopo pomeriggi passati tra feste o riunioni di famiglia, con il risultato che il tempo dei compiti diventa un terribile dovere da inserire nei giorni del riposo. Dovere a cui i bambini non sono allenati e a cui non riescono ad abituarsi a causa dello sforzo discontinuo che viene chiesto loro.
Un secondo aspetto importante da prendere in considerazione riguarda il metodo di studio e cioè come aiutare tuo figlio a svolgere i compiti in modo efficace.
Poiché l’obiettivo da perseguire è rendere tuo figlio autosufficiente, eseguire i compiti insieme a lui, diventare esperto in storia, geografia e matematica, in sostanza ricominciare a studiare come se anche tu dovessi frequentare nuovamente le elementari le medie, e in alcuni casi ahimè, anche le superiori, non sono comportamenti ottimali.
Quello che invece devi imparare a fare è alternare sostegno e autonomia, riducendo progressivamente il primo e incentivando la seconda.
Come fare? Osserva, spiega, sostieni e controlla.
Osserva le inclinazioni e i comportamenti di tuo figlio: se fa da solo, anche con qualche errore, lascialo sperimentare e, solo quando avrà finito, lo aiuterai a comprendere dove ha sbagliato. Se invece fa fatica, guidalo all’inizio del compito (spiegandogli ciò che deve fare), verifica ogni tanto come sta andando e controlla alla fine quello che è riuscito a fare. Lasciagli sempre uno spazio, anche piccolo, per provare da solo. All’inizio puoi farlo restando in silenzio accanto a lui poi, progressivamente, puoi allontanarti per dedicarti ad altro e tornare, in un secondo momento, a controllare gli esiti del suo lavoro.
Promuovi la tenacia e permetti lo sbaglio. Non puntualizzare e non correggerlo in ogni momento ma piuttosto lodalo perché non si arrende: “bravo, prova ancora!”.
Seppur inizialmente faticoso, questo metodo allena tuo figlio a misurarsi con le sue capacità, facendogli percepire l’importanza dell’impegno.
È proprio il senso di competenza e capacità che devi puntare a far nascere in tuo figlio: non appena avrà imparato a portare a termine in autonomia attività facili, sfidalo, in modo divertente, per incitarlo a fare meglio.
“Vediamo cosa sai fare oggi”, “Chissà in quanto tempo riesci a finire il copiato”, “Facciamo una scommessa: a quante domande riuscirai a rispondere correttamente?”.
Sentirsi autoefficaci e competenti, infatti, è una sensazione molto piacevole e rappresenta una delle motivazioni più potenti a impegnarsi nello studio.
L’ultimo punto su cui vorrei che riflettessi riguarda proprio la relazione con lo studio e la motivazione. Sebbene possiamo promuovere e incentivare, soprattutto nei più piccoli, la motivazione e l’impegno, la relazione con lo studio rispecchia spesso inclinazioni, scelte e preferenze individuali. Rispetta le inclinazioni e le preferenze di tuo figlio; il suo percorso è unico e deve portare allo sviluppo delle sue potenzialità e capacità: evita di viverlo come un tuo riscatto o come misura del tuo valore.
Prendi progressivamente le distanze, osserva senza intervenire e sii disponibile solo in caso ti vengano chiesti aiuto o consigli.
Ricordati che, come diceva Seneca, non impariamo per la scuola ma per la vita, per cui la cosa più importante che puoi fare per tuo figlio è allenarlo a prendersi le sue responsabilità e ad esercitare in autonomia la libertà che gli appartiene.
Spero che questo articolo ti sia piaciuto e, se pensi che possa essere utile per qualcuno che conosci, ti invito a condividerlo. Se invece hai bisogno di una consulenza perchè il rendimento scolastico di tuo figlio è diventato un problema contattami e sarò felice di aiutarti.
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