
Sei un genitore che ha paura del conflitto? Tre cose da sapere per allenarti ad affrontarlo.
Generalmente le persone non amano i conflitti e preferiscono intrattenere relazioni basate sull’armonia e sul consenso, soprattutto in famiglia. Per alcuni, tuttavia, il conflitto non è soltanto spiacevole ma è vissuto come qualcosa di terribilmente minaccioso da evitare in ogni modo e con ogni mezzo.
Paradossalmente, a volte, è proprio in questi ambienti in cui l’abitudine a gestire il conflitto è poco sviluppata che, piccole opposizioni, contrasti o malumori possono ingigantirsi a dismisura o rimanere latenti e inquinare il clima familiare per lungo tempo.
Per sapere se anche tu hai paura del conflitto e hai difficoltà a gestirlo prova a farti queste domande: ti capita di rimanere come paralizzato e incapace di reagire di fronte alle manifestazioni aggressive del tuo partner o dei tuoi figli? Soffri e rimugini per molto tempo a seguito di diverbi, contrasti o opposizioni in famiglia? La chiusura o il risentimento dell’altro a seguito di un litigio o una discussione accesa ti fanno sentire spesso confuso, impotente o impaurito?
Se hai risposto si e ti capita frequentemente di trovarti nelle situazioni descritte è possibile che tu debba migliorare la capacità di affrontare il conflitto.
La prima cosa da sapere è che la paura del conflitto è un’etichetta generica che può racchiudere preoccupazioni differenti: il timore che hai potrebbe essere quello di non saper gestire le emozioni che l’altro ti riversa addosso in modo aggressivo oppure puoi aver paura di perdere il controllo delle tue reazioni e dire o fare qualcosa di cui potresti pentirti o, semplicemente, sei spaventato dal fatto che entrare in contrasto con i tuoi familiari possa farti perdere l’approvazione, la vicinanza e l’affetto delle persone che ami di più.
Sebbene riconoscere che hai questa paura sia già un grande traguardo, il passo successivo è identificare quei comportamenti che la paura ti obbliga a mettere in atto, spesso in modo automatico, e che possono risultare disfunzionali.
Se temi il conflitto puoi evitarlo accuratamente, mostrandoti eccessivamente disponibile o rinunciando ad esprimere le tue posizioni quando pensi che possano dare adito a contrasti o disaccordi; puoi lasciar correre su cose importanti o rifugiarti nel dialogo e nella ragionevolezza anche davanti a comportamenti irragionevoli o sopra le righe; puoi spaventarti di fronte alle aggressioni verbali e rimanere paralizzato oppure puoi mostrarti inizialmente fermo e deciso nelle tue posizioni per poi capitolare quando ti accorgi che l’interlocutore si allontana o continua ad attaccarti.
E’ allora utile sapere che questi atteggiamenti, soprattutto se costituiscono l’unico copione che conosci, non ti proteggono ma al contrario possono aumentare la tua percezione di vulnerabilità. E generalmente accade che, più ti senti vulnerabile, più i conflitti si presentano nella tua vita con maggior frequenza; per usare una bellissima immagine contenuta nel libro della psicologa Roberta Milanese, che ti consiglio in calce all’articolo se vuoi approfondire questo tema, “è il cane che ha più paura che ha maggiori probabilità di essere aggredito”.
Se per esempio ti capita di essere bersaglio di critiche, rimproveri, comunicazioni aggressive nonostante tu ti senta la persona più malleabile e comprensiva della famiglia, forse è il momento di cambiare qualcosa nel tuo comportamento. Se poi la difficoltà a gestire il conflitto riguarda i tuoi figli, cambiare ti serve per essere credibile come genitore.
Se la tua paura non è invalidante (qualora lo fosse rivolgiti ad un professionista), ecco tre cose che puoi provare a fare da subito e vedere se noti dei miglioramenti.
Comportati come la pentola a pressione, usa la valvola per evitare lo scoppio.
Se sei abituato, per paura del conflitto, ad essere sempre remissivo, a non dire mai di no, a tollerare ogni cosa per amore della pace, preparati allo scoppio finale: è molto probabile che tu finisca con l’ esplodere e allora i danni saranno evidenti, o potresti implodere e riportare conseguenze sul piano fisico ed emotivo.
Come la pentola a pressione impara a fare dei piccoli sbruffi di sicurezza: non accumulare risentimento e frustrazione, corri dei piccoli rischi e abituati a mostrare il tuo disaccordo nelle piccole cose e a sopportare le conseguenze delle divergenze. Potresti scoprire che la realtà è meno temibile delle fantasie che ti fai.
Migliora la tua comunicazione e il tuo non verbale
E’ possibile che migliorare la capacità di comunicazione possa aiutarti a gestire efficacemente il conflitto: si tratta di imparare i giusti modi e toni per esprimere con fermezza ciò che ti sta a cuore.
Potrebbe essere, tuttavia, che tu sia già un abile diplomatico e un buon mediatore e, in questo caso, è soprattutto cambiare la comunicazione non verbale che può fare la differenza.
Cerca di eliminare tutti i segnali di soggezione e paura dal tuo corpo: abituati a una postura eretta, a tenere la testa in alto, a non abbassare lo sguardo (soprattutto con i tuoi figli) e a utilizzare il potere evocativo del silenzio.
Riporta l’equilibrio in famiglia imparando ad oscillare.
Se per paura del conflitto assumi sempre posizioni morbide inevitabilmente altre persone nella tua famiglia assumeranno posizioni relazionali dure, intransigenti e nel peggiore dei casi squalificanti.
L’equilibrio migliore si ha quando le posizioni relazionali dei membri della famiglia si alternano, se c’è sempre qualcuno che cede vuol dire che qualcun altro si abitua a non farlo mai.
E ricordati che spesso i comportamenti che si imparano in famiglia sono dei modelli che ci accompagnano per tutta la vita.
Abituati a oscillare: sii morbido quando la situazione lo richiede, coltiva il dialogo e il compromesso quando è possibile farlo ma se necessario diventa anche capace di essere intransigente e di indurirti, anche se ciò volesse significare entrare in opposizione.
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Se senti il bisogno di affrontare la tua paura del conflitto contattami e sarò felice di lavorare insieme a te.
Per approfondire:
Milanese, R. (2020). L’ingannevole paura di non essere all’altezza. Ponte alle Grazie.
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VIVERE LA QUARANTENA: INDICAZIONI PER GENITORI CHE R-ESISTONO
La pandemia sta mettendo tutti a dura prova ma in particolar modo i genitori che si stanno impegnando per conservare spazi di normalità e per garantire un clima sereno ai propri figli.
In questo periodo se sei un genitore ti è’ richiesta una forma ingegnosa di r-esistenza per sopportare un carico fisico ed emotivo più duro di quello a cui sei abituato ma anche per moltiplicare in modo fantasioso le risorse casalinghe di cui disponi e per offrire comunque ai tuoi figli spazi per giocare, fare movimento, studiare e mantenere i contatti con il mondo.
Se ti ritrovi in questa descrizione, questo articolo può esserti utile perché fornisce alcuni spunti per prenderti cura di te stesso; le indicazioni sono semplici e facili da mettere in pratica e, pur non essendo miracolose, possono aiutarti a migliorare il tuo benessere e la tua energia personale.
Ascolta le emozioni, torna al corpo.
Una delle indicazioni di base che viene data in questo periodo di emergenza è quella di accettare le emozioni che si provano e prenderne consapevolezza.
Ma come si fa concretamente?
Il modo migliore per ascoltare le proprie emozioni è quello di imparare a percepire quello che producono nel nostro corpo.
In che modo
Quando sentiamo che qualcosa non va, che siamo agitati, tristi arrabbiati, prendiamoci qualche minuto, chiudiamo gli occhi (per evitare di distrarci con gli stimoli visivi) e a bassa voce descriviamo le sensazioni che proviamo: gorgoglii alla pancia, vuoto alla bocca dello stomaco, peso sul petto, tremori agli arti, senso di calore sul volto… cerchiamo di essere dettagliati e precisi e, soprattutto, pazienti: se non siamo allenati ad ascoltare il corpo dobbiamo imparare a procedere gradualmente, con il tempo e l’esercizio impareremo a riconoscere i segnali che ci invia.
Perché?
Dare un nome alle emozioni è importante ma lo è ancor di più ascoltarne gli effetti sul nostro corpo e imparare a descriverli: in questo modo oltre a rimanere in contatto con la nostra fisicità, attiviamo un processo che è in grado di calmarci. Descrivere le sensazioni fisiche, infatti, ha un effetto tranquilizzante perché sposta l’attenzione sul corpo evitando il rimuginio della mente che spesso si accompagna alle emozioni spiacevoli.
Aiuta qualcuno
Ti senti sopraffatto, stanco, impotente, hai la sensazione di non concludere nulla e di non avere più spazi per te? Bene allora aiuta qualcuno .
Entrare in relazione per aiutare, infatti, è un modo semplice ma efficace per avere sollievo emotivo e sentirsi più forti e energici
In che modo
Non servono sforzi eroici anzi le piccole azioni sono le più efficaci: solleva il tuo partner da un’incombenza, telefona a un amico che è solo per fargli compagnia, fai un dolce per il tuo vicino, aiuta un collega che vedi in difficoltà.
Non è importante l’entità del supporto che offri l’importante è che ti impegni a fare qualcosa per migliorare la giornata di un’altra persona.
Perché?
Siamo una specie che non può sopravvivere senza la reciproca collaborazione
Per questo la natura ci ha dotato di meccanismi fisiologici specifici che entrano in gioco quando aiutiamo gli altri.
Numerose ricerche hanno dimostrato che occuparci degli altri produce una risposta che attiva nel nostro organismo una serie di neurotrasmettitori che hanno effetti positivi sull’organismo (l’ossitocina che fa diminuire la paura e aumenta il coraggio, la dopamina che accresce la motivazione e l’energia, la serotonina che migliora il senso di autocontrollo e l’intuizione). E’ stato dimostrato che la generosità migliora l’umore ed è per questo che, in maniera controintuitiva, dovremmo utilizzarla proprio quando ci sentiamo giù di tono e stanchi.
Ricorda i tuoi valori e seguili.
Vivere secondo i propri valori conferisce direzione e scopo alla vita e sottrae l’esistenza alle regole del caso rendendoci delle persone libere.
Al contrario adottare uno stile di vita o fare sistematicamente scelte che non sono in linea con quello in cui si crede alla lunga rende insoddisfatti e infelici.
In che modo
Prendi un foglio di carta e rispondi a queste domande: quali sono le cose in cui credo? Cosa è importante per me? Evita di pensare troppo e scrivi di getto. Se cerchi su Google “lista valori” troverai elenchi lunghissimi di valori tra cui poter scegliere; se hai difficoltà a focalizzare quelli per te più importanti prova a guardare a ritroso la tua vita e concentrati sui momenti in cui ti sei sentito più appagato e in connessione con te stesso. Cosa facevi? Chi frequentavi? Che scelte prendevi?.
Può esserti utile pensare a persone che ammiri e stimi e provare a indicare i valori che le loro vite si sembrano esprimere.
Una volta che hai una lista di valori chiediti in che modo, oggi, nella situazione che stai vivendo puoi continuare a onorarli. Quali azioni puoi compiere ogni giorno per essere fedele a quello in cui credi? Credi nella competenza, nell’autenticità, nella solidarietà, nell’indipendenza, cosa puoi fare o evitare di fare per sentirti in linea con quello che per te è importante?
Perché?
Quando il tuo spazio di azione ti sembra ridotto, quando il futuro diventa nebuloso, quando le certezze vacillano, ricordarti chi sei e in cosa credi è in grado di conferirti forza, equilibrio e senso di autoefficacia.
Questo accade perché agire in linea con quello che per noi è importante aumenta il senso di controllo e riduce la sensazione di impotenza che spesso ci assale quando sentiamo di non avere più potere sulle nostre vite. Seguire i tuoi valori inoltre rafforza il tuo senso di identità, conferisce senso e continuità alle tue azioni, aumentando la tua motivazione.
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Quanto è importante il tuo benessere per tuo figlio? Tre cose che devi sapere
Se stai leggendo questo articolo è perché hai a cuore il benessere di tuo figlio e probabilmente ti impegni , anche a prezzo di rinunce e sacrifici, per dargli tutto ciò di cui ha bisogno per crescere bene.
Per questo motivo oggi vorrei farti riflettere su un aspetto che troppo spesso i genitori trascurano: il benessere personale.
Il tuo benessere è qualcosa a cui dovresti cominciare a prestare molta attenzione perché ha un’importanza fondamentale per tuo figlio.
Ti spiego brevemente perchè.
Come stai determina cosa vedi
Il tuo stato interno, negativo o positivo, è come un paio di occhiali che indossi e attraverso i quali osservi il mondo e anche tuo figlio.
Come stai , pertanto, determina ciò che vedi e noti e, quindi, il modo in cui agisci e reagisci.
Spesso quando non siamo al meglio notiamo il peggio e ci comportiamo di conseguenza, innescando dei circoli viziosi che influenzano negativamente il clima familiare.
La buona notizia è che la calma, la serenità e la soddisfazione personali sono contagiosi e sono in grado di modificare le reazioni e le emozioni di chi ti sta vicino.
Come stai si vede anche se non ne parli
Comunichiamo come stiamo anche quando non parliamo di come ci sentiamo.
C’è, infatti, tutta una parte della nostra comunicazione che non si esprime attraverso il linguaggio ma con aspetti non verbali (mimica facciale, postura, gestualità, tono e volume di voce e persino ritmo del respiro), che fornisce a chi ci sta intorno moltissime informazioni e che è legata agli stati interni che viviamo, a quello che pensiamo e a come ci sentiamo.
Se per esempio pronunci frasi di rassicurazione ma in realtà sei agitato, tuo figlio potrebbe percepire insicurezza dalla tua voce; se provi a far divertire tuo figlio ma hai una mimica facciale triste difficilmente gli trasmetterai gioia; allo stesso modo anche quando stai in silenzio sensazioni ed emozioni come rabbia, paura, insoddisfazione possono trasparire dall’espressione del volto, dalla postura e persino dal respiro.
E’ normale ogni tanto provare emozioni negative e per tuo figlio può essere istruttivo vedere come sei capace di affrontarle e gestirle; vivere, invece, con un adulto che si trova per la maggior parte in uno stato di malessere e insoddisfazione può essere per un bambino molto frustrante.
Stare bene è importante per fare bene
Quando parlo dell’importanza di stare bene per prenderti cura di tuo figlio non mi riferisco certo ad un benessere inteso come assenza di problemi o difficoltà, quanto piuttosto a quella sensazione di positiva fiducia in te stesso che ti consente di affrontare la vita con la consapevolezza di avere le risorse per riuscire a risolvere i problemi che si presentano.
Questa sensazione è quasi sempre segno di un buon funzionamento della nostra mente, del nostro corpo, delle nostre emozioni e relazioni.
Questa sensazione è qualcosa che possiamo potenziare imparando a prenderci cura del nostro benessere psicologico.
Mente, corpo, emozioni e relazioni sono aspetti di te stesso che dovresti imparare a valorizzare per vivere all’altezza delle tue potenzialità e essere d’esempio per i tuoi figli.
Genitori equilibrati, soddisfatti e sereni trasmettono ai figli il più grande insegnamento: come trarre il meglio da questo viaggio straordinario chiamato vita.
Spero che questo articolo ti sia piaciuto e ti invito a condividerlo se pensi che possa essere di aiuto a qualcuno che conosci.
Con piccole azioni quotidiane tutti noi possiamo migliorare il nostro benessere e quello di chi ci sta vicino : per questo dalla prossima settimana condividerò sulla mia pagina strumenti e indicazioni per aiutarti a potenziare le tue risorse personali e vivere al meglio, anche in questo periodo particolarmente impegnativo.
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Stressati e … felici! Tre cose che non ti hanno detto sullo stress.
A metà settembre quasi tutti hanno ripreso le loro routine e si “dividono” tra impegni lavorativi, familiari e incombenze quotidiane.
Sempre più spesso in questo periodo arrivano a studio genitori sconsolati per il fatto che i benefici delle vacanze sembrano svaniti in poco tempo, lasciando il posto a giornate frenetiche ed estenuanti; “se continuo così dottoressa mi ammalo, siamo a inizio anno e sono già stressata/o!”
Per questo motivo oggi voglio parlarti dello stress e dirti alcune cose che probabilmente finora non hai mai sentito e che possono contribuire a modificare il modo in cui vivi e reagisci alle situazioni stressanti.
Quello che pensi sullo stress è in grado di fare la differenza.
Nel 1998 negli Stati Uniti è stato fatto uno studio su 30.000 persone per verificare gli effetti dello stress. Gli esiti di questa ricerca sono sbalorditivi: i ricercatori hanno scoperto che effettivamente gli alti livelli di stress aumentano del 43% il rischio di morte delle persone ma, inaspettatamente, tale rischio riguarda soltanto chi ritiene che lo stress danneggi la salute.
I partecipanti alla ricerca che avevano riportato alti livelli di stress ma che ritenevano che questo non fosse dannoso, non solo non avevano maggiore rischio di morte ma addirittura sperimentavano condizioni fisiche migliori di coloro che avevano bassi livelli di stress!
Insomma sembrerebbe che ciò che fa male non è lo stress in sé quanto piuttosto essere stressati e credere che questo ci faccia male.
Pensa dunque a quanto possa essere disfunzionale ripeterci continuamente che lo stress ci farà ammalare o pensare alle conseguenze che deriveranno da esso.
Se è vero, infatti, che alti livelli di stress, in alcuni casi, possono essere nocivi, è altresì dimostrato che lo stress può rendere più brillanti, più efficaci, più forti e può addirittura ispirare coraggio e compassione.
Non puoi eliminare lo stress senza eliminare le cose che più ti interessano.
Ci sono tanti modi per definire lo stress ma tra le diverse descrizioni che ho trovato quella della psicologa Mc Gonigal è quella che preferisco: “lo stress è ciò che compare quando in gioco c’è qualcosa che ci interessa”.
Interesse e stress sono collegati. Difficilmente ci stressiamo per ciò che reputiamo poco importante o per ciò che ci lascia indifferenti.
Pensa ai momenti più belli e significativi della tua esistenza (un nuovo lavoro, la nascita di un figlio, un viaggio) difficilmente li avrai vissuti senza una qualche dose di stress.
Se hai una vita significativa sicuramente la tua vita sarà anche stressante per alcuni aspetti, ma questo, come abbiamo visto, non necessariamente è un male!
Il corpo non reagisce in un solo modo allo stress e tu puoi cambiare il tipo di reazione
A differenza di quello che pensiamo non esiste una risposta fisica uniforme allo stress ma almeno tre: la risposta di attacco o fuga (la più conosciuta), la risposta di sfida e la risposta relazionale (detta tecnicamente tend and be friend). Ognuna di queste risposte determina conseguenze fisiche e ormonali diverse.
La prima risposta ci prepara alla lotta e alla fuga e riempie il nostro corpo di adrenalina e cortisolo: è una reazione ancestrale, che ci è stata molto utile in passato quando era in gioco la nostra sopravvivenza ma che oggi risulta quasi sempre eccessivamente impegnativa per il nostro corpo.
La seconda risposta ci prepara ad affrontare prove importanti ed è in grado, grazie alla massiccia secrezione di alcuni ormoni come il dhea, di rafforzare il sistema immunitario, di renderci più lucidi e garantirci livelli alti di prestazione. Questa risposta può addirittura rivelarsi protettiva per la nostra salute.
La risposta relazionale favorisce la nostra capacità di essere empatici, aumenta il coraggio e riduce la paura: il corpo in questi casi produce grandi quantità di ossitocina. Per comprendere questa risposta pensa alla forza e al coraggio che tiri fuori quando tuo figlio/a è minacciato da qualcosa, fosse anche solo una febbre alta.
La buona notizia è che siamo in grado di influenzare il tipo di risposta del nostro corpo modificando il nostro atteggiamento nei confronti dello stress.
Esistono tante cose che possiamo fare per modificare le nostre risposte agli eventi stressanti e oggi voglio indicartene tre: facili e veloci e che puoi mettere in pratica da subito nella vita quotidiana.
Per prima cosa comincia a considerare le tue sensazioni (ansia, nervosismo) non come qualcosa da eliminare ma come un segno che il fisico si sta caricando di energie e sta facendo il suo dovere per supportarti al meglio: accogli le tensioni, senti il cuore che batte e tratta il tuo corpo come un alleato e non come un nemico.
In secondo luogo nelle situazioni difficili poniti queste domande: cosa si aspetta la vita da me in questo momento? Quali risorse devo tirare fuori per affrontare questa situazione? Cosa potrò imparare da questa esperienza?
Infine, prova, ogni volta che puoi, (soprattutto quando hai la sensazione di essere sopraffatto dagli impegni e dalle responsabilità) ad offrire supporto agli altri, vedrai che miglioreranno la tua fiducia, l’ottimismo e anche la motivazione. Diversamente da quello che pensiamo spesso dare qualcosa agli altri invece di impoverirci ci rende più ricchi.
Spero che questo articolo ti sia stato utile e se pensi che possa essere di aiuto a qualcuno che conosci ti chiedo di condividerlo.
Ricordati, inoltre, che se i tuoi livelli di stress sono elevati e non riesci a gestirli in modo efficace la consulenza di un professionista può fare la differenza, aiutandoti a ritrovare l’equilibrio personale e la serenità.
Per approfondire
Mc Gonigal, K. (2018). Il lato positivo dello stress. Perché lo stress fa bene e come sfruttarlo al meglio. Firenze. Giunti
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