
Comunicare con un figlio adolescente è davvero impossibile? Tre cose che devi sapere
L’adolescenza è un momento delicato nella vita dei ragazzi ma spesso risulta un periodo tumultuoso anche all’interno delle famiglie: i genitori, infatti, possono avere difficoltà a gestire i cambiamenti comportamentali dei propri figli e, in alcune occasioni, mantenere un clima sereno può rivelarsi un’impresa ardua.
In questa fase della vita ogni ragazzo ha un compito evolutivo importante da raggiungere: definire la propria identità e prepararsi a entrare nel mondo degli adulti; i comportamenti di opposizione, squalifica, braccio di ferro e a volte chiusura che gli adolescenti mettono in atto nei confronti dei genitori, seppur difficili da gestire, rappresentano una tappa obbligata nel loro viaggio di “scoperta” del mondo.
Sebbene sia difficile dare consigli generali su come gestire un adolescente, è possibile evidenziare alcune strategie comunicative che, se utilizzate di frequente, possono risultare disfunzionali perché aumentano la distanza tra genitori e figli. Eccone tre da ricordare e da… limitare il più possibile!
Evita il “ci sono passato anche io” quando parli con tuo figlio adolescente
Una modalità piuttosto frequente è quella di offrire sostegno, comprensione e aiuto ai propri figli cercando di ridimensionare le loro esperienze spiacevoli (delusioni d’amore, insuccessi scolastici, fallimenti sportivi, perdite di amicizia) con il racconto delle proprie esperienze passate.
I discorsi iniziano quasi sempre con la parola “anche io” e offrono la descrizione particolareggiata di adolescenze passate in cui mamma o papà hanno vissuto avvenimenti simili a quelle del proprio figlio.
Sebbene l’intento dei genitori di condividere parti della loro vita sia lodevole e fatto ovviamente con le migliori intenzioni, raramente raggiunge il risultato sperato: questa modalità di rapportarsi ai propri figli, infatti, soprattutto se viene utilizzata di frequente o peggio ancora se messa in atto in momenti in cui i ragazzi si mostrano scostanti o riluttanti ad aprirsi, tende ad aumentare le distanze.
Perché non funziona?
L’adolescente si sente speciale, unico, spesso incompreso, soprattutto quando vive per la prima volta emozioni forti legate all’amore, al rifiuto, al fallimento.
Sottolineare l’universalità di queste esperienze, toglie ai ragazzi quel senso di unicità e specialità che dà senso alla loro sofferenza.
Spiegargli che avranno altri amici, che non si muore d’amore, che anche voi siete stati male ma siete sopravvissuti, rende il loro dolore banale e non vi aiuta ad entrare in sintonia con le loro emozioni.
Cosa è più utile fare
La cosa più utile da fare è accettare le loro emozioni e imparare a sopportare il disagio di vederli in difficoltà senza intervenire.
Se si aprono con voi, mostrate comprensione e fategli domande, se si chiudono rispettate il loro loro silenzio.
Evita la lettura del pensiero e delle emozioni: domanda piuttosto che sentenziare
Emozioni forti e comportamenti sopra le righe sono all’ordine del giorno in adolescenza.
Sebbene la rabbia, l’irritazione o il dolore dei vostri figli vi sembrino evidenti, evitate di dare le loro emozioni per scontate e di verbalizzarle al loro posto.
I ragazzi non amano che qualcuno definisca al posto loro come si sentono e, se ci riflettete, sono sicura che anche a voi risulta fastidioso quando altri (amici, partner, parenti) sottolineano il vostro stato d’animo, senza avervi chiesto nulla. Espressioni come “oggi non ti si può parlare per quanto sei nervoso, ma perché sei così arrabbiato, etc”, sono da evitare.
Perché non funziona?
Impossessarsi degli stati d’animo e delle emozioni altrui senza chiederne conferma è un atto aggressivo ed estremamente invadente, oltre che di nessuna utilità.
A volte i ragazzi faticano a prendere coscienza delle loro emozioni e sostituirsi a loro nel definirle, di certo non aiuta.
Può capitare, inoltre, che la nostra lettura delle emozioni dell’altro risulti errata; in questi casi causiamo risentimento nell’interlocutore e spesso finiamo proprio per indurre le emozioni spiacevoli che avevamo falsamente identificato.
Cosa è più utile fare
Se ti sembra che tuo figlio/a non stia bene o se noti dal suo non verbale qualcosa di strano, chiedi piuttosto che sentenziare. Usa sempre il condizionale e metti in conto di poterti sbagliare. “ Oggi mi sembri diverso, è una mia impressione o c’è qualcosa che non va?”
Lascia sempre a tuo figlio la possibilità di autodefinire cosa prova e come si sente.
Evita le prediche e i sermoni: ottengono l’effetto contrario
Se vuoi cambiare un comportamento di tuo figlio o vuoi convincerlo di qualcosa smettila di predicare perché otterrai l’effetto contrario, oltre a sprecare molte energie e sentirti avvilito per gli scarsi risultati.
Perché non funziona?
Le ragioni degli adulti sono considerate poco interessanti e non vengono ascoltate perché considerate frutto di un mondo antiquato da cui ci si vuole emancipare e a cui non si vuole aderire.
Inoltre ogni tipo di contenuto quando veicolato sotto forma di predica tende ad essere rigettato, insieme al predicatore…
Cosa è più utile fare
Fai in modo che tuo figlio inizi a sperimentare le conseguenze delle sue azioni. Se gli hai lasciato libertà, fai in modo che la viva fino in fondo.
Scegli con cura e in base all’età e alla maturità che dimostra gli ambiti in cui puoi concedergli autonomia e poi lasciagli la responsabilità totale delle scelte e … della gestione delle conseguenze.
Nulla insegna di più degli errori che facciamo liberamente.
Spero che questo articolo ti sia stato utile e, se pensi che possa aiutare qualcuno che conosci, ti chiedo di condividerlo.
Ricordati che le strategie indicate possono aiutarti se vivi una situazione in cui le difficoltà sono ancora gestibili; se invece sei in grande affanno, ti sembra di aver perso il controllo o peggio temi per il benessere psicologico di tuo figlio, allora chiedi aiuto a un professionista.
Se vuoi contattarmi per un supporto in presenza o on line trovi tutti i riferimenti sul mio sito.
Articoli correlati
La tua storia di figlio influenza il tuo modo di essere genitore? Tre cose da sapere
Non tutti i figli diventano genitori ma tutti i genitori sono stati figli....
Tuo figlio rispetta le regole? Alcune domande per capire se vai nella direzione giusta
Se hai difficoltà a far rispettare limiti e regole a tuo figlio devi...