
L’esperienza del lutto nella vita dei bambini: tre cose da evitare
Accade spesso che, proprio nell’infanzia, quella parte dell’esistenza in cui da poco ci si è affacciati alla vita, i bambini si trovino a fare esperienza della morte di una persona cara.
È un momento difficile, anche per gli adulti, che spesso hanno mille dubbi e non sanno come comportarsi di fronte a un evento che mette in moto emozioni intense e dolorose.
I bambini cominciano a comprendere il concetto di morte tra i quattro e i cinque anni; da questa età, infatti, la loro mente mette a fuoco cosa significhi “non esserci più per sempre”.
Più che in altre circostanze, in caso di lutto, è fondamentale valutare una molteplicità di variabili prima di dare consigli e indicazioni utili ad affrontare la situazione
Voglio, tuttavia, farti riflettere su alcuni atteggiamenti e comportamenti, dettati dal buonsenso e molto diffusi, che si sono dimostrati controproducenti perché non proteggono il bambino né rendono la sua esperienza meno dolorosa e, anzi, possono contribuire ad aumentare la confusione e il disagio.
Il copione a cui frequentemente si assiste è quello che vede genitori e familiari far finta di nulla e nascondere l’evento luttuoso al bambino, in attesa di trovare il momento propizio per dare la comunicazione.
Questa recita, il più delle volte mal gestita, può andare avanti per giorni e, in questi casi, sebbene la morte non venga comunicata, la sua presenza si avverte in modo tangibile. L’atmosfera in cui il bambino vive è tesa, il non verbale di chi gli sta attorno diventa terribilmente incongruente (come sempre accade quando vogliamo celare o camuffare emozioni intense), le routine cambiano inaspettatamente (spesso i bambini vengono momentaneamente affidati a zii, nonni, parenti, amici), il contesto diventa indecifrabile e carico di angoscia, soprattutto perché viene preclusa la possibilità di dare un senso agli eventi.
Bugie poco credibili vengono inventate per spiegare l’assenza di chi è venuto a mancare. Inoltre, in molti casi, anche ai bambini più grandi, viene impedito di partecipare ai funerali che, invece, rappresentano riti di passaggio che aiutano e facilitano l’elaborazione del lutto.
Un altro atteggiamento che si osserva in caso di lutto e che non aiuta ad elaborare il dolore è quello che vede gli adulti impegnati a non far trasparire emozioni negative in presenza del bambino.
La morte della persona cara viene comunicata ma ci si astiene dal piangere, dal mostrarsi tristi e dal manifestare i propri sentimenti. La sofferenza viene vissuta privatamente dagli adulti che, in presenza del bambino, cambiano discorso, accennano sorrisi, fanno finta che nulla sia accaduto. Questi comportamenti, ovviamente messi in atto con le migliori intenzioni, creano un’ambiente che non permette di esprimere le proprie emozioni. “ Se tutti fanno così è la cosa giusta da fare”, questo è il pensiero del bambino, che può sentirsi in colpa o in difficoltà per le emozioni intense che si trova a vivere.
Sebbene scene di tensione e disperazione siano da evitare, esprimere e far esprimere ai bambini il dolore e la tristezza crea connessione e, soprattutto, permette la consolazione. I bambini che vedono gli adulti esprimere ciò che provano si danno il permesso di fare lo stesso e, così facendo, ritrovano prima e più facilmente una condizione di serenità.
Per finire voglio mettere in evidenza un ultimo comportamento disfunzionale che spesso viene messo in atto anche quando la persona morta rappresenta un affetto significativo per il bambino: l’oblio.
Dopo l’evento luttuoso si evita di nominare o di ricordare la persona scomparsa.
Il defunto è come se non fosse mai esistito: una fitta coltre di nebbia avvolge il morto e la relazione avuta con lui.
Questo per un bambino può essere molto doloroso: soprattutto in caso di perdite significative mantenere un legame è importante; quando non c’è più la possibilità di avere un futuro con la persona che si ama, mantenere il ricordo, nominare il genitore, il nonno, il fratello che non ci sono più, poter parlare di loro equivale a riconoscere e portare nel presente il valore di queste relazioni significative.
Permettere alle persone che ci hanno lasciato di farci compagnia con il loro ricordo, di ispirarci con il loro insegnamento, di sostenerci con il calore dell’affetto che ci hanno donato è un modo per riempire di significato un’assenza che, soprattutto all’inizio, può essere molto dolorosa.
Mi auguro che, se stai affrontando un lutto che coinvolge anche un bambino, questo articolo ti sia stato utile per capire cosa evitare di fare.
Se pensi che quello che ho scritto possa essere di aiuto a qualcuno che sta attraversando un periodo difficile ti chiedo di condividerlo.
Ricordati che, se hai dubbi su come gestire la situazione o se il dolore è diventato insopportabile, chiedere una consulenza psicologica è la cosa migliore che tu possa fare.
Se vuoi contattarmi sarò felice di aiutarti.
Per approfondire
Sparaco, S. (2013). Nessuno sa di noi. Milano. Giunti Editore
Verardo, A. R., Russo, R., (2006). Tu non ci sei più e io mi sento giù. Associazione EMDR Italia
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