
Quattro cose da sapere sul bullismo
Negli ultimi quindici anni l’attenzione sul bullismo è cresciuta a dismisura, complici purtroppo numerosi episodi di violenza verificatisi tra bambini e adolescenti, alcuni anche dagli esiti infausti.
Sebbene si parli molto di quest’argomento, è presente ancora una grande confusione sul tema e spesso i genitori si interrogano per capire se alcune frasi, prese in giro, episodi aggressivi siano atti di bullismo o semplici bravate di ragazzi o bambini più vivaci.
In questo articolo pertanto voglio spiegarti quattro semplici cose sul bullismo che forse non sai.
Si definisce bullismo un atto aggressivo intenzionale, ripetuto nel tempo verso qualcuno che non è nelle condizioni di potersi difendere.
Questo vuol dire che affinché un atto sia considerato bullismo deve essere posto in essere in maniera sistematica e non isolata, con la chiara volontà di offendere o di aggredire e, soprattutto, deve essere caratterizzato da un asimmetria di forza: chi aggredisce o offende deve trovarsi in una condizione di superiorità fisica o psicologica rispetto alla vittima, che invece è in uno stato di vulnerabilità.
Questa semplice definizione può essere una prima cartina tornasole se anche tu come genitore ti stai chiedendo se tuo figlio è vittima di bullismo o se lui stesso si sta comportando come bullo nei confronti di altri bambini o ragazzini.
Esistono diversi tipi di violenza
La seconda cosa da sapere è che la violenza che la vittima subisce e che il bullo esercita può essere una violenza diretta, (sia fisica che verbale), ma può essere anche una violenza indiretta di tipo psicologico.
La violenza diretta è quella che viene riconosciuta per prima perché fa più rumore: insulti, calci, schiaffi, piccole sevizie, ma anche furti, sono atti che si notano maggiormente e per i quali è più facile che si attivino richieste di aiuto.
Spesso tuttavia la violenza che bambini o ragazzi subiscono è più subdola e consiste in atti di diffamazione, derisione o esclusione: in questi casi si assiste ad abusi psicologici che non sempre vengono intercettati ma i cui esiti possono essere molto gravi.
I maschi generalmente prediligono atti di violenza diretta mentre la violenza psicologica è molto più frequente tra le femmine.
Il bullismo è prevalentemente un fenomeno di gruppo
La terza cosa su cui vorrei ti soffermassi è il fatto che solo il 15% degli atti di bullismo avviene in forma individuale mentre l’85% delle violenze si consuma nel gruppo dei pari. Spesso infatti il bullo oltre ad aver bisogno di una vittima ha bisogno anche di un pubblico.
Nei gruppi non tutti giocano lo stesso ruolo: alcuni osservano senza intervenire, altri fanno il tifo per il bullo, alcuni lo aiutano, altri ancora sostengono la vittima; le dinamiche che si creano sono molto particolari ma spesso è proprio provando a cambiare queste dinamiche che si riescono ad aiutare bambini e ragazzi vittime di violenza.
Intervenire tempestivamente fa la differenza
Per aiutare però è indispensabile accorgersi che qualcosa non va e intervenire tempestivamente.
Come genitore è importante imparare a riconoscere alcuni segnali che possono essere rivelatori di disagio e possono farti capire che qualcosa non va.
Presta attenzione dunque se noti cambi repentini di comportamento, di umore, improvvisi silenzi, chiusura, oppure se tuo figlio senza giustificazioni apparenti ti chiede di cambiare sport, scuola o se si rifiuta di frequentare i luoghi abituali.
Soprattutto in caso di bambini e preadolescenti intervenire precocemente è di estrema importanza per evitare rischi a lungo termine. Se è vero infatti che molti bulli crescendo rischiano di assumere comportamenti devianti e antisociali, le vittime sono soggette a disturbi d’ansia, insicurezza, depressione fino ai casi più gravi dove possono arrivare al suicidio.
Nel caso in cui atti di bullismo vengano confermati è importante per prima cosa mettere il bambino o il ragazzo in sicurezza, poi lavorare sul contesto di riferimento (scuola, gruppi sportivi, gruppo dei pari) per cambiare le dinamiche e infine lavorare con la vittima per renderla più forte.
L’inclusione è un fattore di protezione
Contatti sociali e amicizie sono importanti fattori protettivi e sono ancore di salvezza anche per quei bambini e ragazzi che hanno difficoltà a chiedere aiuto.
Adoperati come genitore per far frequentare a tuo figlio ambienti supportivi e accoglienti e tu stesso poniti come esempio: evita la violenza verbale e pratica la gentilezza e la disponibilità verso il prossimo.
Per approfondire:
Menesini, E. (2017). Prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo. Il Mulino
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