
Raccontare l’adozione a un figlio: qualche indicazione per una buona storia
Sono per fortuna lontani gli anni in cui parlare ai figli di adozione era un tabù. L’idea che non essere figlio biologico sia qualcosa da tenere nascosto è ormai stata abbandonata e, l’indicazione che viene fornita dai servizi e dagli enti è quella di parlare liberamente e da subito al proprio figlio dell’adozione.
Immagino, tuttavia, che, se sei un genitore adottivo o se aspiri a diventarlo, probabilmente anche tu ti sarai interrogato sulle modalità più funzionali per narrare a tuo figlio la sua storia.
Ecco allora alcuni suggerimenti che potrebbero tornarti utili per permetterti di affrontare questo compito in modo più sereno.
La vita è una storia da raccontare. Crea la storia della vostra famiglia.
Iniziamo col dire che noi siamo fatti di storie.
Il nostro cervello organizza le informazioni con una trama alla base e, se ci pensi, anche quando dormiamo la mente produce sogni che, non sono altro che storie.
Questo perché il cervello ha bisogno di dare un senso alle informazioni che raccoglie dall’esterno: abbiamo bisogno di senso per vivere come dell’aria per respirare. Le storie non sono altro che modi per organizzare le informazioni secondo un senso.
Raccontare al proprio figlio l’adozione ha questa funzione: porre le prime basi per lo sviluppo di una narrazione su di sé che abbia senso e a cui sia possibile aggiungere e integrare, nel corso della vita, ulteriori informazioni.
Un aspetto su cui vorrei soffermarmi è che, il racconto dell’adozione (che comprende le origini del bambino e l’incontro con la famiglia adottiva) è un processo significativo non solo per i figli ma anche per la coppia. I genitori hanno bisogno quanto i figli di creare una trama narrativa che si intrecci con quella del proprio figlio e che dia vita ad un’unica storia.
L’adozione è un nuovo capitolo di un libro già iniziato, evita di cancellare l’inizio.
In ogni storia l’inizio e la fine hanno un ruolo importante: stabiliscono il genere, il ritmo, la coerenza narrativa.
Genitori e figli adottivi hanno una storia che non inizia con il loro incontro.
Nella storia di chi viene adottato c’è sempre un abbandono, nella storia della coppia spesso c’è una sofferenza da elaborare legata all’impossibilità di avere figli biologici o alle difficoltà dell’iter adottivo, spesso lungo e faticoso.
Questo inizio che si vorrebbe comprensibilmente dimenticare o ignorare, è in realtà uno spazio carico di possibilità.
La sofferenza comune, da fardello di cui si cerca invano di sbarazzarsi, può diventare un elemento che unisce genitori e figli, mitigando quel senso di estraneità che è invece frequente nel momento in cui la famiglia adottiva si viene a creare.
In tutti i racconti all’inizio i personaggi devono superare difficoltà e peripezie prima di potersi dirigere verso il lieto fine e, anche nella storia che racconterai, puoi ricalcare questo schema.
La narrazione che farai terrà conto ovviamente dell’età del bambino, del contesto di riferimento, delle informazioni che possiedi e delle competenze emotive e cognitive di chi ascolta.
Se i tuoi figli sono grandi puoi ugualmente raccontare la storia dell’adozione soffermandoti in questo caso sulle emozioni che tu e il tuo partner avete provato, sui timori e sulle difficoltà che avete superato per la voglia di costruire la vostra famiglia.
Costruisci una trama verosimile, evita di edulcorare le informazioni e inserisci sempre una cornice positiva.
In alcuni casi le informazioni che avrai sul passato di tuo figlio saranno poche, in altri nebulose, in altri ancora particolarmente dolorose: non scoraggiarti perché puoi trovare sempre un modo per costruire una buona storia.
Ogni realtà può essere raccontata, anche se alcuni particolari del passato di tuo figlio particolarmente duri o dolorosi, (suicidi, violenze, abuso di sostanze) devono essere modificati o adattati se lui non ha ancora l’età o le competenze per comprenderli.
La cosa importante è che il senso di ciò che dici sia in linea con la verità che conosci o sia verosimile, in modo che tu non debba smentire nel tempo le versioni del tuo racconto ma solo renderle più precise (es: una mamma che faceva uso di droghe può diventare verosimilmente una mamma che non sapeva prendersi cura di sé stessa e che non riusciva quindi a curare e accudire suo figlio).
È sempre possibile costruire una narrazione che abbia una cornice positiva e a cui sia possibile nel tempo aggiungere particolari. Ricordati che l’arrivo di tuo figlio rappresenta il lieto fine e su questo puoi orientare tutto il racconto.
Evita però di edulcorare le informazioni aggiungendo dettagli positivi inventati sulle origini di tuo figlio: potrebbe scoprirlo o tu stesso potresti tradirti nel tempo.
Preparati a accettare la sofferenza, a non spaventarti e a ascoltare.
Mentre racconti o richiami il passato, tuo figlio potrebbe manifestare il suo dolore o parlartene apertamente, soprattutto se è arrivato in famiglia che già era grande e con un bagaglio di ricordi: sii preparato a rispondere alle sue domande e a accettare la sua sofferenza.
Impara a non cambiare discorso, a non sentirti in dovere di trovare una soluzione o una frase giusta.
La cosa migliore che puoi fare in questi momenti è semplicemente esserci e ascoltare: per tuo figlio l’esperienza di poter esprimere quello che prova senza censure ha un grande effetto lenitivo.
Se hai difficoltà a fare questo, rifletti sul tuo rapporto con la sofferenza e sulla possibilità che dai a te stesso di esprimerla.
Crea dei riti, usa oggetti simbolici, non stancarti di raccontare.
Ricordati che è importante raccontare, anche ai bambini più grandi o agli adolescenti, quanto siano stati desiderati e attesi.
Alcuni genitori costruiscono un libro dell’attesa in cui raccolgono foto, documenti o oggetti significativi e questo contribuisce a rendere l’adozione una sorta di “seconda nascita”.
Alcuni episodi particolarmente significativi della storia che narri possono diventare piccoli miti che si ripetono o che si raccontano anche all’esterno della famiglia ( es: quella notte non la dimenticheremo mai, abbiamo fatto entrambi un sogno su di te e la mattina seguente il giudice ci ha chiamato).
Le famiglie sono piene di queste storie che costruiscono e rendono forti i legami di chi ne fa parte.
Non stancarti di raccontare. Raccontando dai significato a un passato doloroso, rendi continuamente vivo e presente per te e per la tua famiglia il senso di una scelta e fornisci un’identità comune a tutti coloro che della famiglia fanno parte.
Spero che questo articolo ti sia stato utile e se pensi possa essere di aiuto a qualcuno che conosci ti chiedo di condividerlo.
Se invece senti il bisogno di un supporto per affrontare con tuo figlio alcuni temi legati alla sua storia adottiva, contattami e sarò felice di lavorare insieme a te.
Per approfondire
Chistolini, M. (2010). La famiglia adottiva. Come accompagnarla e sostenerla. Milano. Franco Angeli.
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