
Ti sembra di non raggiungere risultati con tuo figlio? Tre cose che devi sapere
Se stai leggendo questo articolo è perché probabilmente anche tu, come molti genitori, ti stai impegnando per raggiungere dei risultati con tuo figlio ma ti sembra di non essere sulla strada giusta; può trattarsi di comportamenti o atteggiamenti di tuo figlio che stai cercando senza successo di eliminare, di nuove abitudini che non riesci a fargli acquisire o di difficoltà che non riesci a gestire e che riguardano più ambiti.
Se senti che la situazione ti sta sfuggendo di mano e limita la tua quotidianità ti consiglio di rivolgerti ad un esperto e non indugiare oltre; se invece si tratta di difficoltà di minore entità può esserti utile leggere questo articolo e riflettere su questi tre punti.
Per prima cosa ricordati che qualunque risultato tu voglia raggiungere con tuo figlio puoi farlo solo se riesci a definire in modo semplice ma concreto cosa ti aspetti di ottenere.
Ti sembrerà banale ma obiettivi come “ vorrei che mio figlio fosse più ubbidiente, vorrei che diventasse più autonomo, vorrei che aumentasse la sua autostima” sono dichiarazioni di principio che non ti consentiranno di verificare se stai andando nella giusta direzione. Per sapere se ti stai muovendo bene e se stai facendo progressi può essere invece utile farti una serie di domande.
Cosa vorrei vedere di diverso in mio figlio per essere soddisfatto? Quali comportamenti vorrei che adottasse o che eliminasse? Quali sono i primi miglioramenti che posso ragionevolmente aspettarmi?
Rispondere a queste domande può servirti a ridimensionare obiettivi eccessivi, può farti notare comportamenti positivi che stai ignorando o, semplicemente, può aiutarti a inserire una gradualità nelle aspettative che hai nei suoi confronti(per intenderci se fino ad oggi tuo figlio è stato un piccolo Attila, non diventerà un angioletto in una settimana; allo stesso modo se si comporta in modo timido e impacciato in poco tempo non si trasformerà in un bimbo chiacchierone e spigliato).
Rimanere ancorato a comportamenti concreti ti è utile anche per comunicare con tuo figlio: esplicitagli chiaramente cosa ti aspetti che faccia ed evita espressioni generiche tipo “alla festa fai il bravo” o “ non comportarti come fai sempre”.
La seconda cosa su cui vorrei ti soffermassi riguarda la tua autodisciplina nel perseguire gli obiettivi di cambiamento di tuo figlio.
Se il risultato che vuoi raggiungere riguarda l’acquisizione/eliminazione di alcuni comportamenti è ovvio che il tuo lavoro non può che essere quotidiano.
So che sembra banale, ma spesso ci ricordiamo dei cambiamenti che vogliamo promuovere nei bambini e adolescenti soltanto in circostanze che ci espongono al giudizio sociale (feste, riunioni familiari, lamentele degli insegnanti) o quando le situazioni raggiungono un livello tale per cui diventano intollerabili.
Nella quotidianità, invece, spesso lasciamo correre comportamenti per stanchezza, incertezza sul da farsi, frustrazione.
Se vuoi raggiungere dei risultati con tuo figlio costanza e pazienza dovrebbero diventare tue alleate e dovresti lavorare con lui su piccole cose tutti i giorni.
Prova a fare questo esperimento: comincia a segnare sul calendario ogni giornata in cui ti ricordi di fare qualcosa affinché tuo figlio raggiunga l’obiettivo che hai fissato per lui.
Non pensare a grandi sforzi o azioni eclatanti: spesso potrebbe essere utile anche un passo indietro da parte tua, come ad esempio osservare tuo figlio nelle piccole difficoltà quotidiane e evitare di intervenire, lasciando che sperimenti le sue risorse.
Permettimi ora per concludere un’ultima riflessione che può esserti utile se pensi di averle provate tutte e ti trovi in una situazione di stallo.
Quando siamo dentro ad un problema le nostre capacità di ragionamento non sempre sono lucide; pensiamo di fare e provare cose diverse ma spesso ricorriamo a tentativi di soluzione che si basano su una logica identica: per esempio, urlare con tuo figlio, metterlo in punizione, requisirgli i giochi rappresentano comportamenti solo apparentemente differenti ma identici nella sostanza e, purtroppo, quasi sempre anche negli effetti.
Per ragionare in modo diverso ti lascio suggerendoti una domanda strategica che spesso viene usata nei processi di problem solving come domanda stimolo per aprire prospettive nuove: “se invece di risolvere il problema con mio figlio io volessi per assurdo peggiorarlo, cosa dovrei fare o evitare di fare? Se invece di migliorare la situazione volessi complicarla di più come mi dovrei comportare?”
Metti per iscritto le risposte che ti vengono in mente e… rileggile con calma.
Potresti rimanere sorpreso da quello che leggerai e magari potresti accorgerti che molti dei tuoi tentativi di soluzione vanno nella direzione sbagliata.
D’altra parte, come ci ricorda il grande psicologo Paul Watzlawick, se provo ripetutamente e senza successo a risolvere un problema, ad un certo punto dovrei iniziare a pensare che i miei tentativi di soluzione siano proprio ciò che contribuisce ad alimentare e mantenere in vita la situazione che voglio cambiare.
Per approfondire:
Nardone, G. (2009). Problem solving strategico da tasca. Ponte alle Grazie.
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