
Tre motivi per cui dovresti dare regole e limiti a tuo figlio
Se segui i miei articoli ti sarà già capitato di leggere che dare regole e limiti chiari ai propri figli è uno degli ingredienti per un buon sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale.
Oggi voglio spiegarti perché le regole e limiti sono così importanti indicandoti tre ragioni per cui è giusto inserirli nell’educazione dei bambini.
La prima cosa che devi sapere è che inserire delle regole e dei limiti nella vita di tuo figlio significa riprodurre per lui, seppur in piccolo, il mondo in cui si troverà a vivere.
La vita, infatti, è piena di regole e limiti con cui tuo figlio dovrà confrontarsi e quello che tu puoi fare è insegnargli sin da piccolo a prendere progressivamente consapevolezza di questa realtà. In questo senso sei come un allenatore: il tuo compito è quello di sviluppare le sue risorse e prepararlo al meglio per quello che troverà là fuori.
Appena nati i bambini vengono accuditi, nutriti, curati, si sentono onnipotenti perchè ogni loro bisogno viene soddisfatto e ogni richiesta esaudita. Questo è funzionale allo sviluppo del bambino per un certo periodo di tempo ma superato l’anno di età come genitore dovrai lentamente e gradualmente inserire dei limiti protettivi e delle regole per consentire a tuo figlio di esplorare il mondo in sicurezza.
Introdurre per tuo figlio sin da piccolo delle routine stabili e prevedibili è importante anche per il suo sviluppo cognitivo; grazie alle routine per esempio tuo figlio costruirà nella sua mente i concetti di “prima” e “dopo” (es: prima si mangia, poi si fa il bagnetto e poi si va a dormire) di “tanto” e “poco” (si possono mangiare pochi dolci ma tanta verdura) e piano piano grazie a questi imparerà il concetto del tempo che, come sai, alla nascita è assente.
Le regole che progressivamente inserirai nel suo mondo insegneranno a tuo figlio una grande verità e cioè che non siamo onnipotenti e non possiamo fare e avere tutto ciò che desideriamo; questa lezione sarà una delle più importanti per il suo equilibrio emotivo.
Il secondo buon motivo per dare regole e limiti a tuo figlio riguarda proprio la sua stabilità emotiva e la sua capacità di autocontrollo.
Le regole e i limiti proprio perché scalfiscono la nostra onnipotenza, generano frustrazione e ci obbligano spesso a ritardare la gratificazione dei nostri bisogni o a modificare i nostri bisogni originari in qualcosa di diverso.
Quando porti via tuo figlio dai giardinetti perché è ora di fare i compiti o quando gli dici che non può usare il pennarello colorato per dipingere il muro di casa o che deve aspettare la cena per mangiare il suo dolce preferito, lui proverà frustrazione, rabbia e tristezza.
Con il tempo però e con il tuo aiuto sperimenterà anche che la frustrazione è qualcosa di sopportabile e a cui si sopravvive. Comincerà progressivamente a sviluppare delle strategie per reagire a queste situazioni e imparerà di conseguenza a modulare le emozioni negative sviluppando l’autocontrollo.
All’inizio sarai tu come genitore a indicare le regole a tuo figlio, a ricordargliele ogni qualvolta proverà a trasgredirle, aiutandolo così a rimanere nei limiti e a gestire comportamenti inappropriati, ma crescendo questo processo diventerà automatico.
Ricordati che la funzione di autoregolazione delle emozioni svolta dai limiti e dalle regole è molto importante e numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che l’assenza di questi ultimi produce bambini stressati e in balia dei propri stati d’animo.
E veniamo ora al terzo motivo che dovrebbe convincerti a inserire regole e limiti nella vita di tuo figlio.
Come ti ho già detto le regole ci insegnano a posticipare la gratificazione dei bisogni e questo ha un valore enorme, soprattutto per lo sviluppo dell’area prefrontale del cervello che presiede a una serie di funzioni importanti.
Voglio spiegarti questo concetto attraverso un famoso esperimento, condotto verso la fine degli anni sessanta dallo psicologo Walter Mischel su un gruppo di bambini di età prescolare. L’esperimento è diventato famoso sotto il nome di «marshmallow test».
Ogni bambino veniva fatto entrare da solo in una stanza arredata con un tavolo e una sedia. Sul tavolo c’era un vassoio contenente il dolcetto più popolare presso la gioventù statunitense, il marshmallow appunto.
Mischel poneva una scelta al bambino: o mangiare subito il dolcetto, oppure aspettare il tempo che lo sperimentatore si allontanava per una telefonata per averne due al suo ritorno. Il ricercatore si assentava quindici minuti esatti. Ovviamente, quella che sembrava un’uscita occasionale era minuziosamente organizzata. Telecamere e finti specchi consentivano di controllare tutte le mosse dei piccoli nella stanza. Alcuni bambini addentavano subito il dolce. Altri resistevano alcuni minuti. Solo il trenta per cento resisteva per quindici minuti.
Mischel e i suoi collaboratori seguirono i soggetti dell’esperimento fino all’età di trent’anni, analizzandone i risultati scolastici e lavorativi. I dati raccolti dimostrarono in modo schiacciante che a una minore resistenza alle tentazioni corrispondevano risultati scolastici e professionali più bassi.
Coloro che, invece, erano riusciti a tollerare l’attesa, a rimandare più a lungo la gratificazione, a sopportare il disagio avevano fatto più strada ed erano diventati adulti più adattati nel lavoro e nelle relazioni sociali.
Mischel spiegò questi dati sostenendo che i bambini che riuscivano ad attendere avevano un miglior controllo della loro attenzione, poiché riuscivano a direzionarla su oggetti diversi dal dolcetto.
Gli studi di Mischel sono stati approfonditi negli anni seguenti e confermati dalle neuroscienze che hanno dimostrato che l’area del cervello responsabile della capacità di sopportare il disagio e posticipare la gratificazione è la stessa area che presiede l’attenzione, l’autocontrollo e la motivazione.
In parole povere, per sviluppare la capacità di attenzione serve allenare la capacità di differire la gratificazione e sopportare i disagi e, allo stesso modo, per allenare la motivazione possiamo allenare l’autocontrollo e l’attenzione; sono tutti circuiti celebrali collegati per cui potenziandone uno si potenziano anche gli altri.
Ti faccio ora una domanda: sarà forse un caso che oggi, epoca del “tutto e subito”, in cui i bambini hanno difficoltà a sopportare le frustrazioni, le capacità di attenzione e concentrazione sono ai minimi storici? Come genitore dovresti interrogarti anche su questo.
Ricordati dunque che inserendo pochi ma chiari limiti per tuo figlio stai allenando indirettamente anche la sua capacità di concentrazione e la sua motivazione.
È ovvio che le regole e i limiti devono essere appropriati all’età e non eccessivi nel numero (non devi riempire certo la vita di tuo figlio di divieti e imposizioni inutili), ma di questo magari parleremo in un altro articolo.
Ti lascio con un’ultima riflessione: solo se i bambini hanno dei limiti possono adoperarsi per superarli, solo se hanno un divieto possono infrangerlo e questo processo è fondamentale per la loro crescita e differenziazione dagli adulti e per la creazione della loro identità.
Mi auguro che questo articolo ti sia stato utile e se pensi possa interessare a qualcuno che conosci ti chiedo di condividerlo.
Se invece hai bisogno di una consulenza perché trovi difficile gestire le regole e limiti con tuo figlio, chiamami e lavoreremo insieme su questo.
PER APPROFONDIRE
Bartoletti M. (2017), Cambiare per crescerli. L’intervento strategico con i bambini in età prescolare.
Phillips A. (1999), I no che aiutano a crescere. Milano, Feltrinelli.
Ukmar G. (1997) Se mi vuoi bene, dimmi di no. Milano, Franco Angeli
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