
Vuoi essere una base sicura per tuo figlio? Tre cose da sapere
Il concetto di base sicura è stato elaborato alla fine degli anni 60 dal famoso psicoanalista John Bowlby. Da allora questo termine viene utilizzato per descrivere la sensazione di sicurezza che è indispensabile far sperimentare a un bambino nei suoi primi anni di vita per garantirgli un buon sviluppo emotivo e relazionale.
Più in generale essere una base sicura significa rappresentare per tuo figlio un punto di riferimento, un porto da cui può partire per esplorare il modo e a cui può tornare nei momenti di difficoltà e di bisogno.
Ma come è possibile svolgere questo ruolo?
Sebbene siano molte le qualità che servono ad un genitore, ci sono tre aspetti che riguardano in particolare le emozioni e che è necessario conoscere se vuoi essere contemporaneamente guida e sostegno per tuo figlio.
La prima abilità che devi sviluppare si chiama sintonizzazione ed è la capacità di intuire i bisogni e le necessità emotive di tuo figlio: in parole semplici collocarti sulla sua lunghezza d’onda.
Non c’è modo infatti di essere di supporto e guida per una persona se non si riesce a comprenderne il suo stato d’animo. Imparare a riconoscere le emozioni di tuo figlio è dunque il primo passo per poter essere un punto di appoggio, soprattutto nei momenti di difficoltà.
Se riconoscere le emozioni è piuttosto facile quando queste si manifestano con un livello di intensità significativo quando invece la loro espressione è più velata, identificarle può essere più complesso.
Le emozioni di base (rabbia, tristezza, paura, piacere, sorpresa e disgusto) rappresentano per noi esseri umani un linguaggio universale, siamo stati programmati per riconoscerle negli altri anche se non sempre esercitiamo adeguatamente questa attitudine.
Il primo passo per migliorare nella capacità di intercettare e gestire le emozioni di tuo figlio è diventare più bravo a identificare le tue, soprattutto quelle che tendi a inibire o che sperimenti meno.
Può essere per esempio che, se sei spaventato dalla rabbia o tendi a reprimerla, tu abbia difficoltà a riconoscere, accettare e gestire quella di tuo figlio; così come se sei abituato a negare il dolore, è probabile che per te non sia facile identificare la tristezza di tuo figlio e sintonizzarti con essa.
Comincia a farti qualche domanda: tra le sei emozioni di base ce ne sono alcune che sperimento più spesso e altre che invece mi sembra di non provare mai o molto raramente?
C’è qualche legame tra le emozioni che provo di più e quelle che ho più facilità a riconoscere in mio figlio?
Riesco a offrire sostegno e a relazionarmi efficacemente con mio figlio quando prova emozioni che io sperimento di meno o che non mi do il permesso di provare? Rispondere a queste domande può essere un utile esercizio da cui partire per esplorare il tuo mondo emozionale e iniziare a prendere consapevolezza di come funzioni.
Sempre parlando di emozioni, c’è un secondo aspetto che non puoi trascurare: la capacità di riconoscere e gestire le emozioni di tuo figlio passa per una migliore conoscenza e un migliore utilizzo del linguaggio non verbale.
Con questo termine intendo tutto ciò che il corpo (il volto, la postura, i movimenti, etc). comunica senza l’aiuto della parola.
Osservare il volto di tuo figlio, i suoi gesti, la sua mimica facciale, la sua postura possono farti avere molte informazioni preziose sul suo stato emotivo. A volte il corpo dice per primo le cose a cui la mente arriva dopo. In alcuni casi il linguaggio del corpo può essere addirittura più rivelatore di quello verbale.
Allo stesso modo uno sguardo, una carezza, un sorriso sono gesti che più di spiegazioni e parole riescono per esempio a calmare, rassicurare, far percepire ai bambini (ma in verità anche agli adulti) che sono compresi e amati.
Anche quando si tratta di gestire le emozioni di tuo figlio, pertanto, il linguaggio non verbale può esserti utilissimo.
Comincia anche qui a farti qualche domanda: utilizzo il linguaggio non verbale per relazionarmi con mio figlio? Utilizzo il volto e la sua mimica per comunicare con lui?
Riesco a leggere gli stati d’animo di mio figlio sul suo volto? Ci riesco sempre o solo quando sono evidenti?
Ricordati che il corpo è una corsia preferenziale per arrivare alle emozioni di cui troppo spesso ci dimentichiamo
La prossima volta durante le crisi di collera, i momenti di tristezza o di paura di tuo figlio prova a sostituire le spiegazioni razionali, le prediche, le rassicurazioni dettagliate, con un abbraccio, uno sguardo amorevole o un sorriso: potresti rimanere sorpreso dagli effetti che otterrai!
Pensa che le neuroscienze hanno dimostrato che anche il movimento fisico (una corsa, giocare alla lotta, o semplicemente tirarsi una palla mentre si parla) è in grado facilitare la modulazione delle emozioni. La prossima volta che tuo figlio è arrabbiato prova a farlo muovere, potresti notare anche in questo caso risultati inaspettati.
E veniamo all’ultima cosa che non puoi ignorare se vuoi essere per tuo figlio una base sicura: sintonizzarti con tuo figlio e le sue emozioni presuppone la capacità di comprendere quello che tuo figlio prova senza però lasciarti contagiare emotivamente.
A differenza di quello che il senso comune suggerisce, infatti, immedesimarsi nelle emozioni dell’altro fino a provarle con la stessa intensità raramente ci consente di essere di aiuto.
Essere sulla stessa lunghezza d’onda di tuo figlio significa proprio questo: intercettare l’emozione che sta vivendo, aiutarlo a esprimerla se tende a inibirla o a farla decantare se troppo intensa, riuscendo però a non esserne sopraffatti.
Anche in questo caso puoi farti delle domande: quando mio figlio sperimenta in modo intenso alcune emozioni come la rabbia, la paura o la tristezza rimango calmo o tendo ad entrare in ansia?
Mi capita di provare paura di fronte all’espressione intensa di alcune emozioni da parte di mio figlio?
Il mio senso di efficacia nel gestire le situazioni diminuisce quando devo fare i conti con alcune emozioni manifestate da mio figlio?
Ricordati che il tuo modo di reagire è un potente regolatore emotivo per tuo figlio, in positivo e in negativo.
La prossima che ti trovi in difficoltà nel gestire le emozioni di tuo figlio presta attenzione all’ emozione che stai provando, potresti rimanere sorpreso nel verificare che si tratta dell’emozione più sperimentata da tuo figlio o magari di quella che non riesce ad esprimere.
Sulle emozioni ci sarebbero da dire ancora tante cose e ti prometto che scriverò ancora su questo tema.
Per adesso ti chiedo di condividere questo articolo se pensi che possa essere interessante per qualcuno che conosci.
Se senti, invece, di voler lavorare sulle tue emozioni per diventare più bravo a intercettare e gestire quelle di tuo figlio, chiamami e lavoreremo insieme.
Per approfondire:
Siegel, J.D., Bryson, T. P. (2012), 12 strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino. Milano. Raffaello Cortina Editore.
Ekman, P. (2003), Te lo leggo in faccia. Riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste. Torino. Edizioni Amrita.
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